I leader che non ascoltano, alla fine saranno circondati da persone che non hanno nulla da dire
Andy Stanley
Se provassimo a scomporre e a ricomporre i tasselli che costituiscono le competenze di un manager, scopriremo che una tra queste funge da base del puzzle: la capacità di ascolto.
Quando si tratta di un leader, ” la capacità di ascolto“ assume una veste polisemica e, tra tutti i significati cui il concetto rimanda, risuona forte l’eco del concetto di empatia in relazione soprattutto al team di lavoro.
Se empatia significa “ascoltare dentro“ e immedesimarsi nello stato d’animo dell’altro, questa richiede una partecipazione emotiva del leader nei confronti del proprio team. Tuttavia, indossare emotivamente gli abiti di un altro e adattarli, di conseguenza, su di noi richiede una riflessione su sé stessi. Inevitabilmente, modelli di autoriflessione portano allo sviluppo e alla crescita personale e, oggi ancor più che nel passato, alla luce dei repentini cambiamenti, la formazione intrapersonale funge da base per quella interpersonale, ovvero nel rapporto con gli altri dove marcata è l’esigenza di un ascolto empatico.
È la dicotomia “ascolto ed empatia“, al cui interno racchiude autoconsapevolezza e comprensione dell’altrui punto di vista, a rendere il team working sinergico, sicuro di sé e coeso. Dal punto di vista pragmatico, quanto appena menzionato, favorisce la realizzazione di ambienti stimolanti e, in tal senso, il team è fortemente motivato nello sviluppare la creatività, nuove idee e nell’intraprendere relazioni positive e autentiche.
Inoltre, l’approccio empatico da parte del manager sarà diversificato in base alla personalità di ciascuno così da rafforzare o intervenire su lati e aspetti propri di ognuno. Questo porta ad incrementare ciò che è alla base di un team working di successo, la fiducia in sé stesso e nell’altro, in vista di raggiungimenti e di obiettivi chiari.
Autore: Ing. Francesco Scandale